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Scontri alla manifestazione di fiamma tricolore a Albano
Nonostante il clima di tensione per l'attacco al centro sociale di Marino e le scritte neonaziste sui muri di Albano, la Fiamma Tricolore (Boccacci) ottiene il permesso di sfilare di sabato pomeriggio. La polizia li protegge: carica sul presidio

autore albano_antifa
email albano_antifa@libero.it
citta' albano roma
data 18/03/2006

nome del file ngv_al_it_20060307_25_02_2006_manifestazione_di_fiamma_tricolore_a_albano_rm_e_scontri.wmv
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lingua it
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25-02-2006 Nonostante il clima di tensione per l'attacco al centro sociale di Marino e le scritte neonaziste sui muri di Albano (Rm), la Fiamma Tricolore (Boccacci) ottiene il permesso di sfilare di sabato pomeriggio. La polizia li protegge per benino: carica sul presidio antifascista.

ALBANO – SCONTRI ANTIFASCISTI
Feb. 25, 2006
Dai microfoni di radio onda rossa

Dai microfoni di RAdio onda rossa in diretta stanno riportando le notizie sulle manifestazioni di ALBANO ( castelli) dove FIAMMA TRICOLORE ha cominciato a sfilare in corteo nel centro del paese

PROTETTA DALLE FORZE DELL’ORDINE

Al presidio antifascista ci sono stati e sono in corso fronteggiamenti con le forze dell’ordine. Il presidio ha premuto per raggiungere i NAZISTI di BOCCACCI e BERLUSCONI
ha subito cariche ma i compagni e le compagne stanno rispondendo alle cariche.
COME IERI A TALENTI..PROTETTI DALLE GUARDIE!!!
COME IL 22 FEBBRAIO NOTTE COPERTI DALLA COMPLICITA’ DELLE FORZE DELL’ODINE
COME IL GIORNO DELL’ASSASSINIO DI VALERIO VERBANO NEL 1980

da indymedia




Aggiornamento ore 18:10

un paio di feriti tra i compagni che si sono compattati davanti allo schieramento delle forze dell’ordine.
la carica a freddo oltre ai 2 feriti ha provocato diversi contusi. nel frattempo la fiamma tricolore con romagnoli e boccacci sta sfilando in un centinaio per raggiungere la piazza del comizio.
al momento la situazione e’ ancora tesa.

da indymedia


Testimonianza Diretta

Detto da uno che alla manifestazione c’era, ed è rimasto a fare i presidi… i fascisti erano 80-100, coperti da circa 200 guardie con una ventina di camionette. Noi eravamo 200, più una 50 di “rappresentanti istituzionali”, se proprio così vogliamo chiamarli, poco lontano da noi. Quando i topi di fogna sono passati, è vero, le guardie ci hanno caricato, ma è successo qualcosa di molto più bello. Dalla finestra, un paio di signore hanno cominciato ad urlare “fascisti di merda”, e molti padri di famiglia con i loro figli si sono uniti al presidio antifa, urlando slogan contro la Fiamma e contro il sindaco Mattei – un pazzo che ha permesso una manifestazione di questo tipo, e ha anche rovinato il Carnevale dei bambini per far sfilare 100 idioti. Questo che significa? Che ancora – e speriamo per sempre – vale l’equazione “fascista = povero mentecatto”, nell’opinione popolare. Poi certo, potete scrivere su Internet quanto volete… ma tanto siete soltanto una banda (decisamente esigua, se a una manifestazione nazionale venite in 100 a urlare “Duce duce”) di idioti. E poi, dai, ponetevi questa domanda, cari camerati che leggete… se nel 2006 credete ancora alle teorie della razza, e avete necessariamente bisogno di inneggiare a una dittatura del passato, non è che avete avuto un’infanzia infelice? Magari vi è rimasto solo il braccio teso da alzare, visto che non vi si alza nient’altro… su su, siete i clown della storia passata e recente. Ma questo non significa che vi verrà risparmiato il vostro destino – e i fatti di ieri lo dimostrano: gli italiani, compagni o meno, continueranno a schifarvi e a cacciarvi nelle fogne, dove avete un posto assicurato, come al cimitero.
Saluti antifa

da indymedia



Evviva siamo in lista, e i fascisti vanno al corteo [Il Manifesto]

Manifestazione con Romagnoli e Boccacci a Albano, sui colli dove l’ultradestra ha messo radici. Antifascisti caricati. Il piccolo corteo della Fiamma fa da contorno ai comizi dei leader. La polizia interviente contro la manifestazione dei centri sociali.

L’ultimo è stato due settimane fa. La libreria «Le Baruffe» di Albano Laziale, nel pieno del piccolo centro storico, imbrattata con un’enorme scritta: «Negozio ebreo. Zecche vi bruciamo tutti». Avvolta dal presidio antifascista che ieri pomeriggio ha cercato di contestare il corteo di Fiamma Tricolore finendo per essere caricato un paio di volte mentre un centinaio di teste rasate passeggiavano tranquillamente verso la loro meta, Paola, la titolare del negozio, racconta affannata che di episodi così ce n’è quasi uno a settimana: «Ormai capita sempre più spesso. Il giorno prima avevano tirato delle molotov contro l’ingresso del centrosociale I’po’ di Marino. E’ diventato pericoloso persino girare per strada la notte. E per di più loro gestiscono i campi sportivi della villa comunale, villa Doria, un posto che sarebbe di tutti e che invece ora è completamente nelle loro mani». «Loro» sono quelli di Fiamma Tricolore, a destra persino nell’Alternativa sociale di Alesssandra Mussolini e Roberto Fiore, di cui fanno parte. Quasi due anni fa il gruppo è passato nelle mani di Luca Romagnoli e da allora ha raggranellato vari pezzi dell’ultra destra locale e nazionale. Tra questi, Base autonoma di Maurizio Boccacci, l’ex leader di Movimento politico occidentale (l’organizzazione nata negli anni `80 sulle ceneri di Terza posizione). Nato e cresciuto ad Albano laziale, dove gestisce anche una cooperativa sociale, Boccacci ha costruito sui colli che circondano Roma il cuore del radicamento della sua organizzazione. La manifestazione di ieri pomeriggio, dunque, era soprattutto una prova di forza. Più simbolica che altro, visto che a seguire il corteo che si è mosso da piazza Mazzini alle 17.30 sulle note dell’Inno di Mameli c’erano sì e no un centinaio di persone e a parlare al comizio finale sono rimasti solo i capolista della formazione che, incassato l’accordo con Forza Italia, si candideranno nel Lazio alla Camera (Bevilacqua) e al Senato (Emiliani).

Contro la parata che per alcune ore ha bloccato la strada nazionale Appia c’erano ben due presidi antifascisti – uno «autorizzato», indetto da Ds e Rifondazione e l’altro «illegale» indetto dalla rete antifascista che ruota attorno al centro sociale di Marino I’ po’- che appena il corteo di Fiamma tricolore ha messo i primi passi sono diventati un’unica manifestazione. Corteo e presidio non si sono mai toccati. A tenere le distanze c’erano più di duecento agenti tra poliziotti e carabinieri che hanno caricato appena il presidio antifascista ha cercato di muoversi verso il corteo: due i feriti , un ragazzo portato via in ambulanza e un signore anziano. «Almeno ci siamo mobilitati tutti insieme», dice la signora Tilde ex dirigente del Pci locale: «Sono anni che subiamo questa presenza senza far nulla».

Sindaco di destra in forza all’Udc, un passato con una sinistra forte, Albano è la sede della cooperativa sociale «Allodola» diretta da Maurizio Boccacci: una organizzazione «sociale», che dà lavoro a disoccupati ed ex tossicodipendenti «anche immigrati, il nostro pizzaiolo è egiziano», precisa lo stesso Boccacci. Due anni fa l’«Allodola» ottennne un appalto che fece gridare allo scandalo tutta la sinistra locale, dai Ds ai movimenti, che qui tra loro hanno davvero pochi rapporti: la gestione della villa comunale, villa Doria, oggi «Doria club» (ieri notte Fiamma tricolore ha organizzato all’interno il concerto del gruppo nazi-rock La peggio gioventù). La gara era stata bandita a metà dell’agosto 2003 e subito attribuita al gruppo di Boccacci a prezzi stracciati visto il valore «sociale» della cooperativa. «Quando la sinistra è insorta – racconta Marco Minucucci, un professore di filosofia che per diletto gestisce l’unico giornale locale, l’Info – il comune stava cercando di fare un passo indietro. Ma Boccacci si presentò di persona in comune e prese a schiaffi un dirigente dell’amministrazione».

da indymedia



“All’armi siam razzisti, il ritorno di Boccacci”

GLI ALLEATI DEL PREMIER/Negli anni Novanta leader di Movimento politico, oggi responsabile
organizzativo della Fiamma

Quando cominciano a comparire con sfrontatezza e insistenza i simboli nazifascisti nelle curve degli stadi non è consigliabile sottovalutare. Anche i brevi ricorsi storici insegnano qualcosa: soltanto quattordici anni fa, nel pieno dell’esplosione di Tangentopoli e all’alba della scesa in campo di Berlusconi gruppi di ispirazione fascista e razzista fecero la loro prepotente irruzione sul territorio nazionale (e negli stadi), organizzandosi soprattutto al nord, in Veneto e Lombardia, e nel Lazio. Erano i naziskin, che per un anno e mezzo hanno agito, diffuso il loro inquietante verbo, anche con azioni violente e antisemite, fino a che non fu votata la legge Mancino, guarda un po’ svuotata di significato proprio dall’attuale governo.
Furoreggiava allora Maurizio Boccacci, leader di Movimento politico e poi di Base Autonoma, anche arrestato nel ‘94 con l’accusa di aver organizzato incidenti allo stadio di Brescia. «Sono razzista, se per razzista si intende che ogni popolo dovrebbe stare nel proprio territorio, i negri come gli ebrei, come gli immigrati – amava dire Boccacci nelle interviste-. Non farei mai giocare i miei figli con bambini negri ed ebrei, difendo l’integrità della razza, della civiltà, dei popoli». Roba da far impallidire anche il povero Borghezio. Boccacci, una volta anche bancario, roccaforte Albano laziale, milita oggi, 49 anni, responsabile organizzativo, nella Fiamma Tricolore, uno dei partiti di ispirazione fascista con i quali Berlusconi ha stretto una ferrea alleanza elettorale.
Il premier avrebbe fatto bene a leggere il programma della Fiamma Tricolore. Perché dovrà poi spiegare ai suoi elettori come sentirsi tutti in un’unica famiglia. Boccacci ci si deve trovare a meraviglia, visto che ci sono molte delle sue «suggestioni» di più di un decennio fa. In una intervista all’Unità del 3 ottobre 1992 alla domanda di Alessandra Baduel “siete pronti a ripulire le città dagli extracomunitari?” il leader di Movimento politico così rispondeva: «No, non quello. Certo io approvo gli assalti in Germania. Lì c’è l’esasperazione di una convivenza forzata tra etnie differenti. E poi magari gli immigrati hanno fatto qualcosa prima degli assalti. Comunque, noi non siamo contro le persone. Crediamo che da fuori debbano venire solo per studiare, e poi tornare ad offrire le loro conoscenze al loro popolo, invece di farsi sfruttare qui. Siamo razzisti, non xenofobi. Cioè difendiamo le razze, l’integrità dei popoli, in primo luogo, quella della nostra gente…». Dal programma della Fiamma: «Noi rispondiamo con il rifiuto della società multiculturale, che azzera la varietà culturale e non esalta le tradizioni dei popoli… La presenza sul territorio italiano di etnie sempre più numerose, che spesso privilegiano la loro appartenenza comunitaria ed identitaria rispetto alla loro assimilazione al modello di vita italiano pone un problema di “convivenza civile”, che può evolvere in “scontro sociale». Il «partito degli italiani», così i fiammeggianti si vogliono impalmare, il cui programma prevede anche le Case per la gioventù, «luoghi di incontro e di formazione fisico-attitudinale, complementari alle scuole», per le quali si auspica «una necessaria ed impellente rivisitazione di tutto quello che oggi è considerato acquisito e non discutibile ufficialmente».
Maurizio Boccacci il 29 febbraio del 1992 fu tra gli organizzatori della manifestazione sfilata sotto il balcone di Mussolini con lo striscione , «Noi siamo qua come 50 anni fa». Per questo fu accusato di apologia di fascismo. Sarebbe stato difficile anche ad un indovino, e a lui stesso, prevedere di trovarsi, grazie a Berlusconi, ancora alla ribalta, anzi determinante. Il brodo culturale prodotto dal centrodestra in questi anni lo trova certamente ben connesso. Boccacci si dichiarava, allora, cattolico-integralista-lefebvriano: «Sono per la religione cristiana primaria. Contro la svolta laica di Papa Martini, contro l’abbraccio con gli ebrei di Wojtyla, l’abolizione della messa in latino e l’altare rovesciato verso la gente – dichiarava sempre ad Alessandra Baduel-. C’è un abbandono del sacro, una svolta a sinistra». Ecco, qualcuno ha pensato bene di dargli ragione. Oggi.

da indymedia



Il sabato nero dei Castelli [Il Corriere]

Fiamma Tricolore sfila gridando «Duce, duce!». Concerto con inno per «Lupo» Liboni. Albano, si fronteggiano neofascisti e centri sociali.

Saluti romani e cori «duce, duce» hanno accompagnato ieri la manifestazione di Fiamma Tricolore ad Albano, Castelli Romani, conclusa da un concerto del gruppo «La peggio gioventù», autori di un’ode in musica al killer Liboni. Agli slogan dei militanti di destra ha risposto una contro manifestazione indetta nei vicoli adiacenti dalle varie anime della sinistra. Proteste e lanci di bottiglia da parte di attivisti di un centro sociale, in un paese blindato che ha vissuto momenti di panico. Bilancio: pochi feriti lievi. E comizio finale di «Fiamma», prossimo alleato elettorale della Cdl, all’insegna del «Siamo fascisti e ce ne vantiamo».
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Saluti romani, cori «duce duce…», inni alla «Repubblica sociale». E per concludere concerto del gruppo «La peggio gioventù», autore di un’ode in musica a Luciano Liboni, detto «il lupo»: il rapinatore che nel 2004 terrorizzò l’Italia dopo aver ucciso un carabiniere. Con questi ingredienti si è svolta ieri pomeriggio ad Albano, Castelli Romani, la manifestazione di Fiamma Tricolore, alleato elettorale della Casa delle Libertà alle politiche. Una cittadina blindata da polizia e carabinieri, giunti in forza da Roma, in quello che per molti cittadini ignari avrebbe dovuto essere solo un tranquillo sabato di carnevale, sul corso di un paese dove è ancora viva la tradizione dello struscio. Sono le 17 del pomeriggio, e la strada pullula di mamme e bimbi in maschera, che inizialmente passeggiano tranquilli. Ma basta che il corteo – partito da piazza Mazzini – si incammini sulla via principale, perché l’atmosfera cambi. Solo l’impegno delle forze dell’ordine ha fatto sì che si siano evitati scontri gravi. Due feriti lievi, alla fine, il bilancio di una giornata che si è surriscaldata subito per via di una contromanifestazione indetta dalle varie anime della sinistra nei vicoli limitrofi al corso (un «presidio antifascista» è stato organizzato anche sotto la sede del vicino Comune). In quelle stradine, tutte blindate, erano infatti assiepati centinaia di militanti che contestavano la manifestazione della «Fiamma». Il corteo con le bandiere nere e il mondo dei vicoli restano comunque separati tutto il tempo, ma in più punti si sfiorano e si guardano in faccia, divisi da un paio di metri al massimo. Ai saluti romani si risponde allora con pugni chiusi e le note di «Bella Ciao».
Il momento più difficile, quando il corteo si avvicina ai membri di un centro sociale di zona, anche loro in una traversa del corso: qualcuno preme per sfondare il cordone della polizia, che carica. Volano sampietrini e bottiglie vuote. Sul corso ormai invaso dai fumogeni molti scappano, con qualche crisi di pianto da parte di chi lì è capitato per caso. L’atmosfera si placa quando i militanti di «Fiamma» raggiungono la piazza del comizio: dove uno dei leader, Maurizio Boccacci (Albano è la sua roccaforte) dal palco svolge il suo intervento con un campionario che oscilla dal «Siamo fascisti e ce ne vantiamo» agli slogan irripetibili su Lapo Elkann.

da Indymedia


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