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Mare nostrum
Film Inchiesta sui CPT. Alcune immagini di questo film hanno permesso alla magistratura salentina di istruire un processo contro i gestori di un "Centro di permanenza temporanea" gestito dalla Curia arcivescovile di Lecce, la Fondazione "Regina pacis"
autore Stefano Mencherini
email smencherini@libero.it citta' lecce data 16/11/2005
nome del file ngv_le_it_20031015_mare_nostrum.avi
durata 00:59:50 (hh:mm:ss) cd 77 grandezza 595.77 Mb lingua it mime type avi divx (video/avi) “Mare nostrum” e' un film-inchiesta che mette a nudo alcuni aspetti dell'incostituzionalita' della legge sull'immigrazione (la 189 del 30 luglio 2002) detta Bossi-Fini-Mantovano. Alcune immagini di questo film hanno permesso alla magistratura salentina di istruire un processo contro i gestori di un "Centro di permanenza temporanea" gestito dalla Curia arcivescovile di Lecce, la Fondazione "Regina pacis". La durata della versione italiana e' di 59 minuti. Si tratta di un progetto completamente autoprodotto, realizzato con diverse tecnologie digitali nell'arco di oltre cinque anni e costato oltre 25 mila euro. Realizzato e prodotto da Stefano Mencherini, che firma dopo Dante D'Aurelio anche la fotografia (il montaggio e' di Leida Napoles e Mario Chavarria), il documentario e' un viaggio in presa diretta nell'Italia dei diritti negati agli stranieri. Il film si apre con le lacrime del premier Berlusconi a Brindisi, all'indomani della "Strage del Venerdi Santo", dove morirono in mare a causa di una collisione con una imbarcazione della Marina militare oltre 80 albanesi che tentavano di raggiungere le nostre coste con l'ennesima carretta del mare, la Kater I Rades. Era il 1997, il Paese era governato dal centrosinistra. Poi un inseguimento tra scafisti e Guardia di Finanza italiana tra la Baia di Valona e il Canale di Otranto tre anni dopo, durante il periodo "dei respingimenti" a colpi di kalashnikov. Mare nostrum continua raccontando l'arrivo dei "clandestini" nel "Centro di Permanenza temporanea" Fondazione Regina pacis, San Foca, Lecce. Una specie di Guantanamo nostrana dove le immagini di questo film, insieme ad un esposto presentato da alcuni cittadini leccesi e alle denunce di alcuni migranti, hanno permesso l'apertura di un processo che fara' luce su sevizie e torture che sarebbero state inflitte da 7 operatori e 11 carabinieri ai migranti internati con la complicita' di due medici. Il primo ad essere iscritto nel registro degli indagati e a finire alla sbarra e' stato il segretario particolare dell'arcivescovo Cosmo Ruppi, don Cesare Lodeserto, direttore del Cpt di San Foca. Insieme, i due, erano al centro di un'altra vicenda giudiziaria con l'accusa di peculato per la presunta distrazione ad uso privato di fondi pubblici destinati all'accoglienza degli immigrati (recentemente da questo secondo processo e' stata stralciata la posizione del prelato salentino, ma non quella del suo segretario direttore del Cpt). A denunciare "la vergogna della Bossi-Fini-Mantovano e dei Centri di permanenza temporanea" e' don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, associazione contro le mafie. Ambigua invece la posizione di Laura Boldrini, portavoce di Unhcr Italia, che conosce la negazione dei diritti umani compiuta dalla legge ma non interviene e si trincera dietro un "di nostra competenza sono solo i profughi richiedenti asilo". In un Paese che non ha ancora una legge sul diritto di asilo. Il film continua tra la negazione del diritto alla difesa e di quello alla salute. A Cagliari, una ragazza nigeriana di 24 anni viene violentata da tre italiani, li denuncia e sul letto d'ospedale si vede arrivare il "decreto di espulsione". Nell'Unita' spinale dell'ospedale pubblico di Careggi (Firenze), un reparto modello nel mondo, alcuni lavoratori stranieri colpiti da gravi paralisi durante incidenti stradali o sul lavoro, rischiano l'espulsione e quindi la morte. Perche' nei loro Paesi non potrebbero avere le cure necessarie con cui vengono assistiti da noi. Ma nel film-denuncia c'e' anche un affresco della quotidianita' dei "regolari", quelli che il permesso di soggiorno possono averlo, ma che di fatto vivono come clandestini a causa dell'iniquita' e dei ritardi applicativi della legge. Le musiche originali di "Mare nostrum" sono di Alessandro Coppola, fondatore dei Nidi d'Arac. Il testo della canzone "Cicuta", firmato da Mencherini e musicato e interpretato da Coppola, e' una sintesi della vicenda di don Cesare Lodeserto e della "sua" fondazione. Ad accompagnare diversi passaggi del film c'e' anche una versione fascista dell'Inno di Mameli ,riscritta per "Mare nostrum" da Lucia Poli (attrice e autrice teatrale), Francesco di Giacomo (leader del Banco), Alessandro Coppola e Stefano Mencherini e interpretata da Poli, Di Giacomo e Coppola. Altre musiche non originali utilizzate nel film sono di Luciano Orologi, Ivano Fossati, Mau Mau, Les anarchistes. La consulenza musicale e' di Andrea Farri.
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