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Mars Pavilion - Arte e Multitudo
Una conversazione con Antonio Negri nel laboratorio di resistenza artistica nel cuore della 51° Biennale Arti Visive padiglione MARTE Giardini di Castello Venezia
autore
citta' venezia data 09/06/2005
nome del file ngv_ve_it_20050604_mars_pavilion.avi
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Mars Pavilion laboratorio di resistenza artistica nel cuore della 51° Biennale Arti Visive padiglione MARTE Giardini di Castello Venezia 8_11 giugno 2005 Il Padiglione Marte non nasce improvvisamente a pochi giorni dall'apertura della Biennale, né chiuderà definitivamente i battenti una volta conclusasi l'apertura della kermesse ufficiale. Il Padiglione Marte è una tappa, il punto in cui una serie di percorsi collettivi e individuali (politici, culturali, artistici) hanno deciso di convergere temporaneamente per divenire visibili in un tentativo di somma coerente. Il Padiglione Marte è un meta Padiglione. La sua radicalità risiede principalmente nella riflessione intorno alla propria natura di contesto artistico, ovvero nella negazione stessa che un contesto "puramente" artistico possa essere un veicolo soddisfacente per tutti quei lavori (anche provenienti da ambiti attivisti) che oggi intendono parlare del nostro mondo, di globalizzazione o società. Il Padiglione Marte, essendo il frutto di uno sforzo collettivo, non segue un'unica direzione teorica. Ad esempio, non riconosce come proprio obiettivo prioritario la soppressione dell'esperienza estetica tradizionale e decontestualizzante, cioè quella appositamente immaginata per lo spazio espositivo istituzionale. Pur nella coscienza dell'importanza della formula espositiva (della padronanza del linguaggio mostra), il Padiglione Marte individua la propria forza principale nella sua natura di spazio occupato, risultato di una precisa volontà politica e di un'attitudine all'azione sociale che interpretano con la massima serietà il rapporto con il territorio. Ciò non significa che il Padiglione Marte accetti di incarnare una mentalità nazionalistica o provinciale, al contrario, esso vorrebbe situarsi all'interno di quell'irriducibile flusso di protesta globale che si oppone alle logiche neoliberiste e alla loro capacità di neutralizzare e alienare la radicalità, la differenza e la creatività. Il Padiglione Marte sceglie di confrontarsi direttamente con la Biennale poiché assume che sotto la globalizzazione venga a mancare la possibilità di un "fuori". Tutt'al più è concessa una frustrante autoreferenzialità che non mette al sicuro dalla repressione e favorisce un'incomprensione diffusa. Il Padiglione Marte si regge su di un paradosso, sull'impegno di un gruppo di alieni inalienabili, di Marziani fortemente decisi ad autodeterminare le proprie vite sul pianeta Terra. Anche per noi Marziani l'esperienza riveste un ruolo di assoluta centralità, ecco perché molti di noi scelgono di calare la dimensione politica o dell'attività sociale all'interno della propria quotidianità, rifiutando così che il momento della delega attraverso il voto o attraverso la semplice beneficenza possa rappresentare il limite della nostra influenza su questa società. Reclamiamo dunque per noi anche l'esperienza dell'arte, senza aprioristiche posizioni conflittuali, cercando di evitare le ingenuità linguistiche più grossolane, ma ben decisi a sperimentarla in maniera diretta oltrepassando i confini del milieu artistico istituzionale e dei suoi territori estetici, spesso imprescindibili, ma capaci di dissolvere l'esperienza in un illusorio fenomeno di fata morgana. Il Padiglione Marte può, questo con certezza assoluta, ricordare all'arte la sua possibilità di esprimersi all'interno di un panorama di maggiore complessità, fatto di pratica prolungata del territorio, di interessi e priorità fra loro differenti, di relazioni sociali extra-artistiche, ecc. di andrea morucchio marco baravalla interno3
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