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E' tutto un festival
Saddam, bin laden e bush jr. guardano il bombardamento su baghdad come se fosse uno spettacolo pirotecnico...
autore Teleimmagini
email teleimmagini@insiberia.net citta' bologna data 01/11/2003
nome del file ngv_bo_ita_20030601_bin-go.avi
durata 00:12:34 (hh:mm:ss) cd 33 grandezza 56.25 Mb lingua it mime type avi divx (video/avi) Saddam, bin laden e bush jr. guardano il bombardamento su baghdad come se fosse uno spettacolo pirotecnico. Sbevazzano, fumano, ridono, entrano in conflitto, si riappacificano, per alla fine andarsene felici verso l'orizzonte. Quel che vedrete ma non riuscite a vedere qui, vuole essere una sorpresa , una meraviglia .
Il senso della storia è violento perchè ogni volta questa ci sottopone a nuovi volti. Ogni volta si ricomincia. Purtroppo non credo che questo sia un regime di cose naturali. Credo piuttosto che sia il frutto, di un incotrollabile meccanismo,stimolato dagli enti di potere a partire dall e società moderne fino ad oggi. Quindi , vi prego di lasciar fare , anche in assenza di note in grado di autorevolizzare le mie parole: la storia altro non è che una serie di macchinazioni ,volte a forzare le trame naturali di tutti gli uomini, verso gli interessi di pochi uomini. Di conseguenza considerato il mio punto di vista, mi è venuto naturale proiettare questa macchinazione in ciò che faccio: interessarmi anche di "cinema". A questo punto inevitabilmente, se la storia è il frutto di una macchinazione anche l'opera filmica lo sarà , ma come? Partiamo dal senso primario della cosa: Il cinema, essendo una riproduzione tecnica della realtà, modella il tempo e lo spazio , grazie all'opera del regista che forza le trame, in base al suo gusto od obbiettivo , di un qualsiasi argomento proprio della sfera umana.. Tutto ciò sembrerebbe coincidere al modulo della storia. Adesso invece pensiamo a come la messa in scena, ( di chi fomenta questa storia) altro non sia che un regime di assoluta finzione. Tutto scorre in maniera trasparente e piacevole ( grazie al lavoro di tecnici, operatori,registi,ect.), portandoci a credere che tutto sia vero, mentre quella alla fine è pura virtualità. In entrambi i casi , la macchinazione, la presenza di qualcuno dietro le quinte che muove le trame in base al proprio interesse, sembrerebbe un elemento inscindibile da ognuna delle due parti in campo. Fino ad adesso, ho cercato di porre la questione sotto un ottica generale. Ora è il momento di capire, come invece ho provato ad evidenziare, proprio tutta quella serie di cose che fanno della messa in scena una trasparente virtualità reale. Inoltre, s'intenderà di come a livello tecnico la manipolazione, degli elementi che enunciano un film, specularmente vadano a rappresentare la serie di macchinazioni che animano il divenire della storia. A finale, eliminando la fotografia ,portando il sonoro alla sola presa diretta, fondamentalmente distruggendo l'estetica, trascinandola in uno stato primitivo, feroce. Utilizzando una comparsa imprevista e fulminea in campo che oltre ad essere uno scavalcamento di campo , in grado di evocare tutto il mondo che si muove ai bordi dell'immagine, è anche una parentesi in grado di ricordarci che per quanto macchinata, la storia (nel suo doppio senso) è comunque imprevedibile. Superando il linguaggio dello schema classico a tre atti, poichè vissuto su livelli opposti e contrastanti e cioè tra lo sgraziato e l'altisonante. In maniera tale da creare un netto distacco con i veri personaggi in questione e così evidenzire, la decisione di un ente esterno sul loro nuovo modulo linguistico. Un altro modo, è stato quello di sfalsare i tempi del montaggio : il luogo dove si stabiliscono i tempi dell'esistenza di ciò che si fa vedere. L'evidente traballare della macchina durante lo spostamento dell'operatore che insegue i tre verso il finale, o Saddam in primo piano che guarda qualcuno al suo fianco, ma quel qualcuno non si vede mai, caretterizzano il volere anti-estetico che muove il corto nelle sue istanze anti-cinematografiche. Questo perchè? Perchè vi è tutto un cinema , hollywood in prima fila, dove i sentimenti dei gruppi sociali e cioè gli individui, diventano serie di codici da ripetere, per la vendibilità del prodotto; il tutto è caretterizzato da una scelta drammatica volta a fare accettare la storia dei pochi sui tanti. Ovviamente il mio intento è stato quello , oltre che di marcare il processo di macchinazione sui possibili reali da parte del cinema e della storia, di prendere le distanze da quella cinematografia finta , perfetta dal punto di vista estetico ma vuota dal punto di vista dei contenuti. Probabilmente mancherà ancora qualcosa . Di sicuro qualcuno avrà da ridire. Alla fine si sa: tutto è relativo. Per contatti o vaffanculo : marioligno@virgilio.it
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